Il frutto del drago, dragon fruit o pitaya è un tipo di frutta esotica piuttosto raro in Italia che, tuttavia, riesce a crescere in alcune zone molto calde del meridione.
Il Dragon Crystal, altro nome con cui è conosciuto questo coloratissimo rappresentante dell'esoticità, ha moltissime caratteristiche uniche al mondo.
Tanto per cominciare la pianta che lo produce è un cactus, in secondo luogo i fiori sbocciano di notte e sempre di notte avviene anche l'impollinazione ad opera di animali che rifuggono il sole come falene e pipistrelli.
Il dragon fruit ha origine dalle americhe, in particolare dal Messico, ma oggi giorno viene prodotto in tutte le zone del mondo in cui il clima lo consente.
I maggiori produttori sono la Cina, il Vietnam, ma è possibile trovarlo anche in generale in Sud America (Costa Rica, Salvador, Guatemala), alle Hawaii e in Indonesia.
La recente attenzione per i cosiddetti superfruit, per motivazioni simili a quelle che hanno rilanciato negli ultimi tempi la frutta di stagione, secondo le previsioni porteranno ad un vero e proprio boom di vendite nel triennio 2019-2021.
Se i prodotti locali a km0 vengono infatti prediletti per le maggiori proprietà nutritive rispetto ai simili ma di importazione, la frutta esotica e i superfruit apportano benefici considerati "super" tanto da renderli in voga tra salutisti, sportivi, chef e pionieri della pasticceria di sperimentazione.
A fronte di appena 60 kcal questo frutto contiene ben 101 mg di calcio. Continuate la lettura perché ne parleremo più approfonditamente in un apposito paragrafo.
Confondere la pianta del dragon fruit è praticamente impossibile: essa è un cactus molto simile ad una palma, letteralmente si parla di cactus con portamento ricadente.
In un anno una sola pianta, in una zona caratterizzata dal clima tropicale arido, può produrre anche 5 cicli di fruttificazione il che la rende una specie estremamente produttiva.
Quanto al frutto in sé, esso ha forma ovoidale ed è lungo circa 10 cm: la buccia è facile da pelare e somiglia molto ad un fico d'India ma senza spine.
La pelle, così come la polpa, può essere rossa o gialla, l'interno sembra invece stracciatella: ha consistenza morbida e può essere sia affettato che mangiato con il cucchiaino.
Il suo particolare aspetto, simile alle leggendarie palle infuocate dei draghi, hanno alimentato in antichità storie tra le più bizzarre e creative.
Alcuni, nei secoli che furono, associarono la pitaya alle uova di drago mentre in altre parti del mondo si credette a lungo addirittura che il dragon fruit fosse fuoco di drago solidificato.
Leggende a parte, esistono 3 varietà di frutto del drago:
rosso o fucsia a polpa bianca
giallo a polpa bianca
rosso o fucsia a polpa rossa (ti consigliamo al proposito il nostro approfondimento sui frutti rossi
Altre tipologie di pitaya che si possono trovare sono:
Come accennato il clima italiano non è favorevole alle coltivazioni di dragon fruit: le uniche produzioni si trovano nel meridione con una sola raccolta stagionale.
Un po' come sta accadendo con il limequat o il kumquat, frutti originari da terre lontane che, negli ultimi tempi, complice il cambiamento del clima e le nuove tecniche, si stanno pian piano diffondendo anche in Italia.
Non mancano alcune sperimentazioni di coltivazioni in serra con risultati sorprendenti.
I frutti del drago che si trovano nei supermercati o nelle attività specializzate in frutta esotica provengono dal Sud America, dalla Cina e dal Vietnam.
A seguire l'esperienza positiva di un lettore di Ortofrutta.com che a Quartu Sant'Elena, in Sardegna, ha coltivato, raccolto e mangiato i frutti del drago.
Il sapore del dragon fruit è difficile da descrivere per chi non lo ha mai provato.
La consistenza, per via dei semini, lo rendono molto simile ad un kiwi maturo, mentre il notevole quantitativo di acqua ricorda per certi versi l'ananas o il melone.
Ad ogni modo la pitaya, altro nome con cui è conosciuto questo frutto, non ha odore ed è caratterizzata da un sapore molto delicato motivo per cui si adatta bene ad essere consumato sia come dolce che come salato.
Nonostante sia ricchissimo di vitamine e sali minerali il dragon fruit ha pochissime calorie.
Calorie dragon fruit: 56 ogni 100 grammi.
Per concludere con il gioco delle somiglianze si può dire che ha una caratteristica affine agli asparagi: la varietà rossa è infatti in grado di colorare le urine ma senza particolari controindicazioni e per una durata massima di 24-36 ore.
Se il sapore del frutto del drago non è da tutti, le proprietà sono davvero uniche nello sterminato mondo della frutta esotica.
Oltre ad essere ricco di vitamina C ed E, esso è anche ricco di calcio, fosforo (varietà gialla), ferro, fibre naturali e sali minerali.
Secondo i più recenti studi, i benefici del frutto del drago per l'organismo sono davvero tanti.
Energia 60kcal |
Acqua 87 g |
Proteine 1,1 g |
Grasso 0,4 g |
Carboidrati 11,0 g |
Fibra 3 g |
Vitamina B1 0,04 mg |
Vitamina B2 0,05 mg |
Vitamina B3 0,16 mg |
Vitamina C 20,5 mg |
Calcio (Ca) 8,5 mg |
Ferro (Fe) 1,9 mg |
Fosforo (P) 22,5 mg |
Quanto costa il dragon fruit? Essendo un prodotto che nasce e cresce a migliaia di chilometri dall'Italia il costo non può che essere altissimo.
Tant'è che il prezzo è da intendersi per singolo frutto (non al chilo) il cui peso è di circa 400 grammi.
È possibile trovare il frutto del drago in Italia a un prezzo compreso tra i 4 e gli 8 euro.
A questo prezzo è possibile trovarli anche online.
Frutto del drago | Costo | Origine |
---|---|---|
Varietà rossa | 7,5 € | Thailandia |
Varietà gialla | 6,5 € | Messico |
I frutti del drago sono squisiti da mangiare assoluti, tagliati a fette se sono indietro di maturazione o con il cucchiaino.
La pitaya è ideale anche per preparare i mitici smoothie al frutto del drago, in versione sorbetto, per la preparazione di cocktail o nelle insalate.
Insomma, è versatile tanto quanto il mango, altro frutto esotico che cresce alle stesse latitudini ma è ben più conosciuto in Europa.
I fiori del dragon fruit, invece, sono praticamente impossibili da trovare al supermercato ma per chi riesce a coltivare la pianta in Italia sono squisiti da mangiare e vanno cucinati come fossero fiori di zucca con sapore e consistenza simili ma moltissime proprietà benefiche in più.
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