Perché il kiwi Latina IGP è così famoso? Cos'ha di tanto speciale?
La storia di questo straordinario frutto nasce in Oceania diversi secoli fa ma è soltanto negli ultimi 50 anni che tale varietà di kiwi è stata introdotta nel Lazio ed è solo da 14 anni che ha conquistato il prestigioso marchio Igp.
Ma procediamo con ordine, quali sono le carattetistiche di questo prodotto e da dove deriva l'Identificazione geografica protetta?
Insomma, il perché questa varietà sia riconosciuta come il kiwi per antonomasia non è un mistero. E anche se in tanti amano sperimentare assaggiando il kiwi rosso, oppure preparando una macedonia a base di kiwi giallo, è sempre il fratello verde a rispondere ad oltre il 90% delle richieste del mercato.
Originario della Nuova Zelanda, Paese dal quale a partire dal 1957 ha “rubato” anche il nome in quanto tanto simile all'omonimo uccello, il kiwi verde è arrivato nel Lazio nel 1971 quando Ottavio Cacioppo decise di avviare una coltivazione sperimentale a San Felice Circeo.
E poiché la pianta predilige terreni freschi, profondi, ben drenati e ricchi di sostanze minerali nonché il clima mite tipico delle latitudini laziali per almeno tre stagioni l'anno, non è stato difficile capire che l'agro pontino sarebbe diventato il luogo di produzione ideale.
Nel 1978 Latina era già conosciuta in Italia come uno dei più importanti luoghi di produzione del kiwi verde.
Da quel momento la strada per la conquista del marchio europeo Igp è stata tutta in discesa. Un obiettivo centrato, come noto, nel 2004.
La zona del kiwi Latina Igp è piuttosto vasta e, attualmente, comprende ben 24 comuni in due diverse province.
Negli ultimi tempi, le improvvise gelate invernali sconociute fino agli anni scorsi nel territorio pontino, hanno messo a dura prova questa varietà.
Salvo imprevisti di sorta, in genere, il kiwi Latina IGP viene commercializzato da gennaio ad aprile e da ottobre a dicembre.
Come ogni altra varietà di kiwi, questo frutto va conservato in frigo oppure in un luogo ombreggiato ma, in questo caso, va mangiato nell'arco di pochi giorni.
Se ben riposto all'interno di un sacchetto di plastica, al fresco e lontano da altri frutti (in particolare dalle mele) può durare anche diverse settimane.
Il kiwi Latina Igp, massima rappresentazione della cultivar Hayward, viene consumato dalla maggioranza delle persone assoluto, oppure in macedonie, ma negli ultimi anni vanno forte anche le preparazioni come marmellate, confetture, dolci, gelati, succhi, estratti, sciroppi e liquori.
Le proprietà del kiwi verde di Latina sono sostanzialmente quelle della cultivar Hayward: esso è, in sostanza, dissetante, rinfrescante, diuretico e depurativo.
Ma non solo: il kiwi Latina Igp è anche un vero e proprio concentrato di vitamina C, a parità di peso molto più rispetto a qualunque altro agrume.
Innanzitutto il kiwi Latina Igp viene commercializzato con il marchio e la denominazione specifica “Kiwi Latina” apposta talvolta su ogni singolo frutto, talvolta sulla confezione.
Questo speciale bollino però, che riporta la rappresentazione grafica del Colosseo, può essere apposto solo nell'area di produzione, ovvero nei 24 comuni succitati.
Solo così è possibile garantire la piena tracciabilità del prodotto e assicurare i controlli che hanno reso il Kiwi Latina Igp famoso in tutto il mondo.
Bollino a parte, questo frutto è di forma perfetta per via della tecnica del diradamento (vengono eliminati gli esemplari imperfetti così da lasciare su ogni pianta al massimo 800-1000 unità) ed è dolce ma non troppo (6,2 gradi brix).
Confoderlo, insomma, è possibile solo per un consumatore inesperto.
Preservare il marchio Igp non è affatto semplice tant'è che, negli ultimi anni, molti produttori hanno deciso di abbandonare questa strada e di proseguire in autonomia.
A tutelare il kiwi Latina Igp è oggi un Consorzio di Tutela, istituito nel 2015 e presieduto da Rocco D'Uva.
Oggi, proprio a causa delle normative ristrettissime, il terreno coltivato con questa varietà e di circa 300 ettari per un totale di 15 produttori ma l'obiettivo del presidente D'Uva è quello di tornare ai 1.000 ettati del 2004 con la modifica del disciplinare e l'ingresso di nuovi soci.
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