La pandemia ha stravolto la quotidianità lavorativa di tutti, in qualunque settore, persino nella filiera ortofrutticola che ha continuato a trottare anche quando l'Italia si è fermata.
Più richiesta di pochi prodotti, equilibri dell'import/export completamente stravolti e mutazioni sia in termini di quantità che di tipologia sono stati i perni di variazione.
A raccontare come il coronavirus ha cambiato la vita dei grossisti ortofrutticoli è il presidente dell'AgriPeppe, azienda con sede a Fondi (Lt), ubicata alle porte di uno dei mercati più importanti d'Europa, il Mof.
"Sul fatto che la pandemia abbia, anche solo temporaneamente, trasformato il settore non ci sono dubbi – spiega Luca Peppe – è cambiata la concentrazione del lavoro che si è fossilizzata su poche referenze e su molti beni primari. Pensiamo, per esempio, alle zucchine ma anche a patate, cetrioli, arance e mele".
La spesa degli italiani ai tempi del coronavirus è cambiata, come sottolineato a più riprese anche da Coldiretti, e di conseguenza le mutazioni hanno avuto un riverbero sull'intero settore.
"D'altra parte – prosegue Peppe – i volumi di questi beni primari sono notevolmente aumentati. Le persone sono state e sono tuttora obbligate a fare la spesa al supermercato, che è il nostro core business, di conseguenza il lavoro è aumentato. C'è stata una vera e propria esplosione della gdo".
La chiusura di ristoranti, pub e locali in genere ha sicuramente livellato la tipologia di prodotti richiesti con una diminuzione di quelli di nicchia.
Un trend che, però, potrebbe rientrare già con la fase 2 quando molte attività, anche se gradualmente, torneranno in attività.
Se il mercato interno è cambiato, l'import-export è stato stravolto.
"All'inizio l'export ha subito un forte arresto ma a causa di una cattiva informazione – prosegue il presidente della AgriPeppe – si era sparsa la notizia che il Made in Italy fosse pericoloso e che il virus potesse essere veicolato tramite l'ortofrutta. Falsità subito smentite anche dalle fonti ufficiali ma, nel frattempo, il settore delle esportazioni ne ha comunque risentito.
Poi quando l'epidemia si è trasformata in una pandemia i timori per i prodotti italiani sono rientrati. Un altro problema – prosegue - ha riguardato i trasporti. I tempi si sono rallentati per via dei controlli alle frontiere e, più in generale, su strada. Dopo una fase iniziale però anche questa problematica è rientrata. Volendo fare un paragone con il 2019 i volumi sono senz'altro aumentati anche se in maniera diversa e in settori inaspettati".
© 2023 Export Digitale srl - Tutti i diritti riservati - P.IVA IT02851780599
Informativa Privacy - Cookie policy
- Chi Siamo - Contatti
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.