L'Italia si ferma ma la filiera ortofrutticola continua a trottare



25 Marzo 2020 di Redazione
ortofrutta al supermercato
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    Mentre l'Italia si ferma, la filiera ortofrutticola continua a trottare per garantire l'approvvigionamento di tutta Italia.

    Lavorano i coltivatori, gli allevatori, i grossisti, i grandi supermercati, la gdo e i dettaglianti mentre si fermano i mercati rionali con normative che, spesso, variano di comune in comune.

    La spesa degli italiani ai tempi del coronavirus è radicalmente cambiata ma, in tutti i casi, al rialzo.

    La paura di non trovare cibo in un immediato futuro sta spingendo tutti a fare scorte ma anche ad acquistare tanta ortofrutta.

    I prodotti da dispensa, è opinione comune, vanno tenuti in caso di emergenza mentre l'ortofrutta va acquistata e mangiata subito per fare il pieno di vitamine, per avere forti difese immunitarie e per mantenersi in salute data la vita sedentaria che molti italiani sono costretti a condurre.

    Il parere del virologo Pregliasco

    Anche la vendita di frutta e verdura, quindi, è aumentata del 16%. 

    Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi Milano “la miglior alimentazione per il nostro organismo, quella che più potrebbe aiutarlo ad affrontare un’infezione da coronavirus, è quella mediterranea. Consiglio di consumare alimenti ricchi di vitamina B e C, e oligominerali”.

    I prodotti più venduti secondo Coldiretti

    Nei supermercati, discount, negozi e mercati, secondo Coldiretti, è corsa all’acquisto di arance, kiwi, mele, pere, fragole ma anche insalate, carote, pomodori, cavolfiori, broccoli, carciofi, asparagi e patate che garantiscono una riserva naturale di vitamine.

    I rallentamenti alle frontiere

    A preoccupare gli agricoltori la difficoltà delle spedizioni all’estero dove lo scorso anno è stata esportata ortofrutta per un valore di quasi 5 miliardi, messi ora a rischio dalle campagne di disinformazione e dai lunghi rallentamenti alle frontiere che danneggiano i prodotti deperibili.

    La mancanza di manodopera

    Oltre a quanto già detto, pesa enormemente la mancanza di manodopera per i nuovi raccolti arrivati in anticipo per effetto del caldo inverno.

    “Con i vincoli alla circolazione tra Paesi – spiega la Coldiretti - è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, soprattutto Est Europa come Romania, Albania, Bulgaria e Polonia. Sono molti i distretti agricoli' del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – evidenzia la Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia”.

    L'appello: "Vengano prorogati i permessi stagionali"

    “Occorre intervenire al più presto per sopperire alla mancanza di manodopera stagionale e non pregiudicare le fornitura di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti e per questo occorre prorogare gli attuali permessi per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare ai lavoratori stranieri di dover rientrare nel proprio Paese di origine -  chiede il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che peraltro - è anche necessaria una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.