Gli importatori di ortofrutta: ''Grandi difficoltà ma rispondiamo a tutte le richieste della GDO''



31 Marzo 2020 di Redazione
Attilio Pagni
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    “In questa terribile emergenza Il settore ortofrutticolo sta dimostrando di rispondere con uno sforzo straordinario alle necessità di approvvigionare il Paese e non far mancare prodotti di larghissimo consumo per famiglie e consumatori con le massime garanzie di qualità e quantità. Una reazione e un coordinamento davvero eccezionali da parte di un comparto non sempre adeguatamente considerato per il suo valore e la sua importanza. Forse è proprio in occasioni come questa che ci si rende conto del servizio prezioso che le nostre imprese rendono alla collettività”.

    A commentare questo drammatico momento storico è Attilio Pagni, titolare della Alimentari Ortofrutticoli ABC Spa e coordinatore del comitato Importatori di Fruitimprese.

    L’intera filiera, benché sia una delle poche che continua a lavorare, è profondamente colpita dall’emergenza, già a partire dai produttori nei paesi d’origine (molti dei quali già in lockdown) passando poi alle compagnie di navigazione, ai portuali, alla logistica, a noi, ed infine a chi vende al dettaglio.

    "Solo operando in stretta sinergia e con spirito di collaborazione, come fatto finora - aggiunge - sarà possibile continuare a soddisfare la domanda.” 

    Razionalizzazione degli spazi e sanificazione degli ambienti: così si va avanti 

    Mentre il virus avanza, gli ambienti di lavoro sono ‘sigillati’ e funziona lo smart working anche nel settore soprattutto dove commerciali e amministrativi devono continuare a lavorare

    “Abbiamo messo in pratica nelle nostre imprese in tempi strettissimi procedure straordinarie per la salvaguardia dei lavoratori - prosegue Pagni -  la razionalizzazione degli spazi e la sanificazione degli ambienti di lavoro, magazzini e uffici, sono solo alcuni esempi. Tutto questo ovviamente ha conseguenze dal punto di vista operativo sia per i fornitori che per gli operatori della filiera logistica. Anche con le catene della GDO stiamo collaborando in maniera costruttiva.

     

    Finora siamo riusciti a rispondere a tutte le richieste di fornitura, però in questa situazione critica che stiamo vivendo, le molte richieste che ci sono pervenute dalla GDO di aumentare il prodotto confezionato, ci creano non poche difficoltà.  Aumentare linee di produzione e personale, soprattutto all’interno delle zone di lavorazione, oggi  è impossibile. Sia perché è impensabile assumere personale nuovo sia perché le linee di produzione non possono essere ampliate: già ora lavoriamo, come dire, ad un numero di giri più basso per garantire tutte le misure igienico-sanitarie per la sicurezza dei lavoratori.  

    Il confezionamento? Uno svantaggio

    "Le richieste della GDO sono comprensibili  in quanto permetterebbero una razionalizzazione e una maggior velocità di acquisto all’interno dei punti vendita – aggiunge lo stesso - anche se crediamo che comunque il prodotto sfuso continui ad avere dei vantaggi sostanziali

    Mi spiego: lo sfuso lungo la sua filiera ha economie di scala importanti , ha vantaggi operativi nei magazzini (viene toccato meno volte) e poi ha vantaggi chiari dal punti di vista economico: i costi del confezionato infatti sono del 30-40% maggiori rispetto allo sfuso.

    Quindi alla fine il confezionato rappresenta uno svantaggio per il consumatore. Va poi ribadito che lo sfuso, oltre a costare di meno, garantisce gli stessi standard di qualità, salubrità e le stesse tutele dal punto di vista igienico sanitario per il consumatore. 
     Capisco le richieste della GDO - conclude Pagni - ma in questo momento non si può chiedere di rivoluzionare sistemi e ambienti di lavoro, mancano le condizioni per farlo. Ovviamente qui parlo solo della I Gamma. Vorrei solo ricordare a titolo di esempio che in Francia è stata autorizzata la vendita di ortofrutta bio sfusa proprio per agevolare il lavoro nelle aziende di confezionamento”.