In forte calo il saldo attivo della bilancia commerciale dell’ortofrutta italiana nei primi nove mesi del 2019.
Il saldo economico, pur positivo, è di appena 86 milioni di € (-83,6% rispetto a settembre 2018) mentre in volume il saldo è negativo per 117 mila tonnellate.
Continua il differenziale sfavorevole al nostro export in quantità: abbiamo importato per 2,7 milioni di tonnellate ed esportato per 2,6 milioni.
Resta un leggero segno più nel valore: il valore dell’export è 3,1 miliardi di euro contro un valore dell’import di poco più di 3 miliardi.
Questi i dati snocciolati da Fruitimprese che ha reso noti i numeri relativi ai primi nove mesi del 2019, purtroppo in linea con gli ultimi rilevamenti.
Le esportazioni crescono in quantità dell’1,8% ma calano in valore (-4,2%) mentre l’import cresce sia in quantità (3,9%) che in valore (10,8%).
Complessivamente da gennaio a settembre le imprese italiane hanno esportato 2 milioni e 649 mila tonnellate di prodotti per un valore di oltre 3 miliardi e 147 milioni di €.
In calo il flusso di esportazione di ortaggi (-0,7% e agrumi (-9,1%) ed in aumento quello di frutta fresca (4,9%) e frutta secca (5,9).
In termini economici si è registrato un incremento soltanto per gli ortaggi (1,1%) ed un calo per gli agrumi (-6,8%), la frutta fresca (-7,5%) e la frutta secca (-1,3%).
Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 2 milioni e 766 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 3 miliardi e 61 milioni di euro.
Tra i singoli comparti incremento in volume per tutti i comparti tranne la frutta esotica (-5%).
In valore segno positivo per frutta fresca (0,8%), frutta tropicale (2,7%), ortaggi (29%), e frutta secca (19,3%) mentre calano gli agrumi (-12,7%).
“Si consolidano purtroppo i trend negativi - commenta Marco Salvi, presidente di Fruitimprese nazionale - le quantità importate superano quelle esportate e il saldo attivo della bilancia continua a peggiorare di trimestre in trimestre. Il comparto continua a perdere valore e quote di mercato sui mercati esteri, un combinato disposto di fattori che porta ad una riduzione delle superfici investite nel nostro paese, con conseguente perdita di posti di lavoro e abbandono da parte delle imprese. Da tempo la nostra associazione denuncia la perdita di competitività del settore: adesso la nostra preoccupazione viene confermata dai numeri e tutti ne parlano. Tanto tempo si è perso ma non è tardi per invertire la rotta: serve prioritariamente impegnare tutte le risorse politico-diplomatiche nell’apertura di nuovi mercati. Attraverso il Tavolo fitosanitario il mondo delle imprese ha dato indirizzi precisi su quali sono i paesi-obiettivo. Adesso bisogna muoversi con determinazione e magari stanziare risorse pubbliche non solo per salvare banche decotte e mal amministrate ma anche per promuovere le nostre eccellenze ortofrutticole nei mercati lontani”.
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